giovedì 30 dicembre 2010

Il Futuro della Filosofia


IL FUTURO DELLA FILOSOFIA
Poiché la potenza dell'Apparato è tanto maggiore quanto minore è l'apporto dell'episteme (nella sua accezione originale di sapere incontrovertibile), ne viene conseguentemente la necessità di accantonare la Filosofia per la quale l'episteme è elemento centrale ed irrinunciabile.
L'adattarsi della Filosofia contemporanea a questa nuova situazione, anche quando cerca di non abbandonare del tutto la ragione della sua nascita e la sua storia millenaria, non evita il suo ridimensionamento o autoriduzione a sorella povera delle Scienze.
Ma questo adattamento a ridimensionarsi porta fatalmente alla inutilità della Filosofia. La rinuncia alla Verità a favore della Potenza è la rinuncia ad essere ciò che deve essere, è la rinuncia a se stessa, al suo proprio principio, alla sua propria essenza. E', in breve, rinuncia della Filosofia ad essere Filosofia.
Se non fosse per la presenza di una Scuola di Pensiero che riconduce ad Emanuele Severino, tutto quello che ancora viene presentato come pensiero filosofico è semplicemente e drammaticamente una mascheratura della filosofia, una sequenza di tentativi falliti di sopravvivenza. In questa direzione, abbiamo due indirizzi prevalenti: l'uno che segue la scia delle scienze, avendo la pretesa di esserne supporto logico-razionale; l'altro, che ritorna a rimestare concetti metafisici passati, nella illusione di ridare loro nuova vita e forza.
Entrambi avendo in comune l'appartenenza alla dimensione nichilista, che è propria della metafisica classica e delle scienze moderne.
Entrambi, in tal modo, lontanissimi dal comprendere che l'indirizzo da intraprendere perché la filosofia continui ad essere vera filosofia è la messa in discussione innanzitutto del nichilismo, di quella fede nel divenire che da millenni è all'origine della follia e della violenza che avvolgono il mondo.
Siamo ad un punto di svolta epocale. Il tempo che viviamo è il tempo in cui angoscia e dolore sono all'acme. E' il tempo della massima lacerazione della carne e dello spirito. E quando dolore ed angoscia lasciano un po' di respiro, ecco che sopraggiungono noia e vuoto esistenziali.
Ciononostante l'uomo sa nel suo essere più profondo, nell'affiorare dalle profondità dell'inconscio dell'inconscio della sensazione che la sua destinazione, la sua natura vera lo vogliono nel mondo eterno della Gioia.
Per la prima volta, dall'inizio conosciuto della sua storia, l'uomo è prossimo al proprio disvelamento, al riconoscimento del proprio sé autentico.
Che segna il suo oltrepassamento che è insieme oltrepassamento dell'errore del dolore e della morte per l'apparire di ciò che da sempre è custodito nella necessità del destino: verità della gioia, gioia della verità.
Se la nascita della Filosofia ha sin qui costituito l'evento di gran lunga più importante della storia, la sua rinascita oggi come Filosofia Futura è, se possibile, ancor più importante e decisivo.
Perché la svolta che è chiamata ad accompagnare è nientemeno la svolta che segnerà il tramonto dell'isolamento del mortale e della terra su cui crede di essere al sicuro e nel contempo l'avvento di un'alba mai conosciuta, radiosa e perenne.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con la fede, bensì con la certezza della corrispondenza del pensiero con la Necessità. La quale richiede l'accadimento di un tempo in cui l'errore si rilevi come tale, facendosi pertanto innanzi la Verità. La verità dell'essere che si identifica con la gioia del tutto.
Nell'attesa del rischiaramento, compito della Filosofia Futura è di investigare il sottosuolo della Filosofia che l'ha preceduta, di scoprirne le più insidiose contraddizioni, il motivo di fondo del suo esaurirsi.
Pur rilevandone la grandezza, di chiarire quale parte essa ha avuto, unitamente alla religione, nel favorire il predominio della follia.