LUDWIG WITTENGSTEIN
ESTRATTO DA 'TRACTATUS LOGICO-
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Tutto il
senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Quanto può dirsi, si può
dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.[6] (Prefazione dell'autore)
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Il mondo è
determinato dai fatti e dall'essere essi tutti i fatti. (p. 1.11)
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Ché la
totalità dei fatti determina ciò che accade, ed anche tutto ciò che non accade.
(p. 1.12)
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I fatti
nello spazio logico sono il mondo. (p. 1.13)
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Il mondo si
divide in fatti. (p. 1.2)
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Una cosa può
accadere o non accadere e tutto l'altro restare eguale. (p. 1.21)
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Ciò che
accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose. (p. 2)
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Noi ci
facciamo immagini dei fatti. (p. 2.1)
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L'immagine presenta la situazione nello spazio
logico, il sussistere e non sussistere di stati di cose. (p. 2.11)
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L'immagine è
un modello della realtà. (p. 2.12)
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Agli oggetti
corrispondono nell'immagine gli elementi dell'immagine. (p. 2.13)
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Gli elementi
dell'immagine sono rappresentanti degli oggetti nell'immagine. (p. 2.131)
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L'immagine
consiste nell'essere i suoi elementi in una determinata relazione l'uno
all'altro. (p. 2.14)
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L'immagine è
un fatto. (p. 2.141)
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Un'immagine
vera a priori non v'è. (p. 2.225)
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L'immagine
logica dei fatti è il pensiero. (p. 3)
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«Uno stato
di cose è pensabile» vuol dire: Noi ce ne possiamo fare un'immagine. (p. 3.001)
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La totalità
dei pensieri veri è un'immagine del mondo. (p. 3.01)
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Il pensiero
contiene la possibilità della situazione che esso pensa. Ciò che è pensabile è
anche possibile. (p. 3.02)
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Non possiamo
pensare nulla d'illogico, ché altrimenti dovremmo pensare illogicamente. (p.
3.03)
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Possiamo sì
rappresentare spazialmente uno stato di cose che vada contro le leggi della
fisica, ma non uno che vada contro le leggi della geometria. (p. 3.0321)
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Non: «Il
segno complesso <aRb> dice che a sta nella relazione R a b», ma: Che
«a» stia in una certa relazione a «b», dice che aRb. (p. 3.1432)
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Il pensiero
è la proposizione munita di senso. (p. 4)
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La totalità
delle proposizioni è il linguaggio. (p. 4.001)
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L'uomo
possiede la capacità di costruire linguaggi, con i quali ogni senso può
esprimersi, senza sospettare come e che cosa ogni parola significhi. – Cosí
come si parla senza sapere come i singoli suoni siano emessi. Il linguaggio
comune è una parte dell'organismo umano, né è meno complicato di questo. È
umanamente impossibile desumerne immediatamente la logica del linguaggio. Il
linguaggio traveste i pensieri. E precisamente cosí che dalla forma esteriore
dell'abito non si può concludere alla forma dei pensiero rivestito; perché la
forma esteriore dell'abito è formata per ben altri scopi che quello di far
riconoscere la forma del corpo. Le tacite intese per la comprensione del
linguaggio comune sono enormemente complicate. (p. 4.002)
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Tutta la
filosofia è «critica del linguaggio». (p. 4.0031)
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La filosofia non è una delle scienze naturali. (La
parola «filosofia» deve significare qualcosa che sta sopra o sotto, non già
presso, le scienze naturali.) (p. 4.111)
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Scopo della
filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia è non una
dottrina, ma un'attività. Un'opera filosofica consta essenzialmente
d'illustrazioni. Risultato della filosofia non sono «proposizioni filosofiche»,
ma il chiarirsi di proposizioni. La filosofia deve chiarire e delimitare
nettamente i pensieri che altrimenti, direi, sarebbero torbidi e indistinti.
(p. 4.112)
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La
proposizione è un funzione di verità delle proposizioni elementari. (La
proposizione elementare è una proposizione elementare di sé stessa.) (p. 5)
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I limiti
del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. (p. 5.6)
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La logica
riempie il mondo; i limiti del mondo sono anche i suoi limiti. Non possiamo
dunque dire nella logica: Questo e quest'altro v'è nel mondo, quello no. Ciò
parrebbe infatti presupporre che noi escludiamo certe possibilità, e questo non
può essere, poiché altrimenti la logica dovrebbe trascendere i limiti del
mondo; solo cosí potrebbe considerare questi limiti anche dall'altro lato. Ciò,
che non possiamo pensare, non possiamo pensare; né dunque possiamo dire
ciò che non possiamo pensare. (p. 5.61)
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La forma
generale della funzione di verità è: [P, ξ, N(ξ)]. Questa è la forma generale
della proposizione. (p. 6)
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Nella logica
non possono mai esservi sorprese. (p. 6.1251)
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La logica non è una dottrina, ma un'immagine
speculare del mondo. La logica è trascendentale. (p. 6.13)
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La matematica è un metodo logico. Le proposizioni
della matematica sono equazioni, dunque proposizioni apparenti. (p. 6.2)
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La
proposizione della matematica non esprime un pensiero. (p. 6.21)
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Nella vita,
invero, non è mai la proposizione matematica stessa a servirci: la proposizione
matematica l'usiamo solo per concludere da proposizioni, che non
appartengono alla matematica, ad altre, che parimenti non appartengono ad essa.
(p. 6.211)
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Come v'è
solo una necessità logica, così v'è solo una impossibilità logica. (p. 6.375)
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Tutte le
proposizioni son d'egual valore. (p. 6.4)
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Il senso del
mondo dev'essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come
avviene; non v'è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se
un valore che ha valore v'è, dev'esser fuori d'ogni avvenire ed essere-cosí.
Infatti ogni avvenire ed essere-cosí è accidentale. Ciò che li rende
non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta,
accidentale. Dev'essere fuori del mondo. (p. 6.41)
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È chiaro che
l'etica non può formularsi. L'etica è
trascendentale. (Etica ed estetica son uno.[7]) (p. 6.421)
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Il mondo del
felice è un altro che quello dell'infelice. (p. 6.43)
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Tutta la
moderna concezione del mondo si fonda sull'illusione che le cosiddette leggi
naturali siano la spiegazione dei fenomeni naturali. (p. 6.371)
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Vive eterno
colui che vive nel presente. (p. 6.4311)
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I fatti
appartengono tutti soltanto al problema, non alla risoluzione. (p. 6.4321)
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D'una risposta che non
si può formulare non può formularsi neppure la domanda. L'enigma
non v'è. Se una domanda può porsi, può pure aver risposta. (p. 6.5)
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Noi sentiamo
che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno
avuto una risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati.
(p. 6.52)