lunedì 3 gennaio 2011

ANTOLOGIA DEL PENSIERO


Friedrich Wilhelm Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844Weimar, 25 agosto 1900) è stato un filosofo e scrittore tedesco.
Tra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo, Nietzsche ebbe un'influenza articolata e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. La sua filosofia è considerata da alcuni uno spartiacque della filosofia contemporanea verso un nuovo tipo di pensiero, ed è comunque oggetto di divergenti interpretazioni. In ogni caso si tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustificare l'enorme influenza da lui esercitata sul pensiero posteriore.

da
' COSI' PARLO' ZARATHUSTRA'
estratto prima parte

Quando Zarathustra giunse nella più vicina città, situata al confine della foresta, vi trovò molta folla adunata sul mercato: poiché era giunta notizia che un funambolo vi avrebbe dato spettacolo. E Zarathustra così parlò al popolo:"Io vi annunzio il Superuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato. Che cosa avete voi fatto per superarlo?
Ogni essere sinora ha creato qualcosa sopra se stesso: e voi volete essere il riflusso di questo gran flusso e ritornare alla bestia, anziché superare l'uomo?Che cosa mai è la scimmia per l'uomo? Una risata, una penosa vergogna. Questo deve essere l'uomo per il Superuomo: una risata, una penosa vergogna.Finora avete percorso la via che va dal verme all'uomo, e molto è in voi ancora verme. Una volta eravate scimmie, e anche oggi l'uomo è più scimmia di qualunque scimmia.Chi tuttavia è fra voi il più saggio, non è che un essere disarmonico, un ibrido fra la pianta e il fantasma. Vi dico io forse di divenire piante o fantasmi?Ascoltate, io vi insegno il Superuomo!
Il Supenuomo è il senso della terra. E così il vostro volere dica: il Superuomo deve essere il senso della terra!
Vi imploro, o miei fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a coloro che vi parlano di speranze ultraterrene! Sono degli avvelenatori, consapevoli o meno: Sono spregiatori della vita, gente che sta morendo, avvelenati essi stessi da se stessi: la terra è stanca di loro: possano per sempre scomparire!Una volta il crimine contro Dio era il più grande peccato; ma Dio è morto, e con lui sono morti anche i colpevoli di quel crimine. Oggi la colpa più orribile è peccare contro la terra, e tenere in più alto pregio le viscere dell'impenetrabile che, il senso della terra!
Una volta l'anima guardava con dispregio il corpo: e questo dispregio era il più alto valore: essa lo voleva magro, orrido, affamato. Così immaginava di sfuggire al corpo e alla terra.
Ahimè, era l'anima stessa che era magra, orrida, affamata: e la crudeltà era la sua voluttà!Ma anche voi, fratelli miei, ditemi: che dice il vostro corpo della vostra anima? Non è essa meschinità e sozzura e tristo piacere?
L'uomo è veramente un fiume melmoso. Bisogna essere un mare per accogliere un fiume così sudicio senza rimanerne insudiciati.
Ascoltate, io vi insegno il Superuomo: egli è questo mare, in esso può sprofondare il vostro grande disprezzo.
Qual è la massima esperienza che potete vivere? L'ora del grande disprezzo. L'ora nella quale anche la vostra gioia diventa uno schifo, così la vostra ragione e la vostra virtù.L'ora nella quale voi dite: ‘Che me ne importa della mia felicità! È una cosa povera e sporca e un misero conforto. Proprio la mia felicità, dovrebbe da sola bastare a giustificare l'esistenza!’
L'ora nella quale vol dite: 'Che me ne importa della mia ragione! Forse avete fame di sapienza come il leone ha fame del suo cibo? Ma non è che cosa povera e sporca e un misero conforto!'
L'ora nella quale voi dite: 'Che me ne importa della mia vlrtù! Essa non è riuscita ancora a farmi immpazzire! Come sono stanco del mio bene e dei mio male! Tutto ciò non è che povero e sporco e un misero conforto!'L'ora nella quale voi dite: 'Che me ne importa della mia giustizia! Io non vedo ch'io sia ancora divenuto un carbone ardente. Ma il giusto è un carbone ardente!'L'ora nella quale voi dite: 'Che me ne importa della mia compassione! Non è compassione la croce alla quale viene inchiodato colui che ama gli uomini? Ma la mia compassione non è una crocefissione'.
Avete già parlato in questo modo? Avete già urlato in questo modo? Ah, se vi avessi udito già gridare in questo modo!
Non il vostro peccato; è la vostra contentezza soddisfatta che grida vendetta al cospetto del cielo, la vostra avarizia stessa che nel vostro peccato grida vendetta al cospetto del cielo!
Dov'è il fulmine che vi abbia lambito con la sua lingua? Dove la follia della quale voi abbiate dovuto essere vaccinati?
Vedete, io vi insegno il Superuomo: egli è questo fulmine, egli è questa follia!"Quando Zarathustra ebbe parlato così, uno del popolo gridò: "Abbiamo sentito abbastanza parlare del funambolo; fatecelo finalmente vedere!" E tutto il popolo rise di Zarathustra. Ma il funambolo, che credette che il discorso fosse fatto per lui, cominciò a prepararsi.
E Zarathustra vide il popolo e si meravigliò. Allora parlò così:"L'uomo è una corda, tesa tra l'animale e il Superuomo, una corda sopra un precipizio:Un pericoloso oltrepassamento, un pericoloso andamento, un pericoloso volgersi indietro, un pericoloso trasalire ed arrestarsi.
Ciò che è grande nell'uomo, è che egli è un ponte e non una mèta: ciò che può venire amato, è che egli è un transito e una catastrofe.Amo coloro che non sanno vivere, sia pure come decadenti, perché sono coloro che vanno oltre.
Amo i grandi dispregiatori, perché sono i grandi adoratori e le grandi frecce della nostalgia verso l'altra riva.
Amo coloro che non cercano al dl là delle stelle una ragione per naufragare e sacrificarsi: ma si sacrificano alla terra, onde far sì che la terra sia un giorno del Superuomo.Amo colui che vive per riconoscere, e che vuol conoscere, onde far sì che un giorno viva il Superuomo. E così vuole il proprio tramonto.Amo colui che lavora e scopre, onde costruire la casa del Superuomo, e preparargli il terreno, gli animali e le piante: perché è uno che vuole la propria rovina.
Amo colui che non trattiene per sé goccia alcuna di spirito, ma vuole essere interamente lo spirito della sua virtù; perché è uno che avanza come spirito sopra il ponte.Amo colui che fa della sua virtù la stia inclinazione e il suo destino: perché è uno che a causa della sua virtù vuole e non vuole più vivere.Amo colui che non vuole avere molte virtù. Una virtù è più virtù di due, perché è maggiormente un nodo a cui si appende un destino.Amo colui la cui anima si spende generosamente; e non vuole essere ringraziato, e neanche ringrazia: perché è uno che sempre dona e non si preoccupa della propria conservazione.
Amo colui che si vergogna quando il dado della sorte cade in suo favore, e allora chiede a se stesso: sono forse un falso giocatore? Poiché è uno che vuole inabissarsi.Amo colui che fa precedere le sue azioni da parole d'oro, e sempre mantiene più di quanto promette: perché vuole la sua rovina.
Amo colui che giustifica i posteri ed è un compimento per i trapassati: perché è uno che vuole che il presente lo distrugga.
Io amo colui che maltratta il proprio Dio, perché è uno che ama il suo Dio, e dovrà andare in rovina per l'ira del suo Dio.
Io amo colui la cui anima è profonda anche nella ferita, e può andare a fondo anche per un piccolo evento: perché è uno che passa volentieri sopra il ponte.Io amo colui la cui anima trabocca, tanto da dimenticare se stesso, e tutte le cose sono in lui: tutte le cose divengono la sua rovina.
Io amo colui che ha libero spirito e libero cuore: così che la sua testa è soltanto un viscere del suo cuore, ma il suo cuore lo sospinge verso l'abisso.Io amo tutti coloro che sono gocce pesanti che cadono ad una ad una dal nembo oscuro che pende sugli uomini: e annunciano che il fulmine arriva, e come annunciatori vanno verso la loro rovina.Vedete, io sono un annunciatore del fulmine e una goccia pesante del nembo: ma il fulmine si chiama Superuomo.
Quando Zarathustra ebbe detto queste parole, guardò in faccia di nuovo la gente e tacque. "Eccoli lì," disse al suo cuore "ridono: non mi comprendono, io non sono una bocca adatta per orecchi.
"È tempo che l'uomo definisca la sua mèta. E tempo che l'uomo pianti il seme della sua più alta speranza.
A ciò il suo terreno è ancora abbastanza ricco. Ma esso diverrà un giorno povero e debole e nessun albero di alto fusto vi crescerà più.Guai! Viene il tempo nel quale l'uomo non scaglierà pii la freccia della sua nostalgia al di là dell'uomo; in cui il crine del suo arco non saprà più vibrare.Io vi dico che bisogna avere ancora in se stessi il caos, per poter generare una stella danzante. Io vi dico che avete ancora il caos in voi.Ma guai! Viene il tempo in cui l'uomo non avrà più stelle da generare. Guai! Viene il tempo dell'uomo giunto all'estremo limite della sua spregevolezza, che non saprà più neanche disprezzarsi.
Ecco! Io vi mostro l'ultimo uomo.
Che cosa è amore? Che cosa è creazione? Che cosa è nostalgia? Che cosa è stella? Così chiedé l'ultimo uomo e ammicca.
La terra allora sarà divenuta piccola, e su di lei andrà saltellando l'ultimo uomo, che renderà tutto piccino. La sua schiatta è indistruttibile come la pulce di terra; l'ultimo uomo è quello che vive più a lungo di tutti.Noi abbiamo inventato la felicità, dicono gli ultimi uomini, e ammiccano.Hanno abbandonato le regioni dove era duro vivere: perché c'è bisogno di calore. Si ama ancora il prossimo e ci si strofina a lui: perché c'è bisogno di calore.Ammalarsi e diffidare è per essi peccato: e si va avanti guardinghi. Pazzo chi ancora incespica sulle pietre o sugli uomini!
Ogni tanto un po' di veleno: esso fa sognare gradevolmente. E alla fine molto veleno, per gradevolmente morire.
Si lavora ancora, poiché il lavoro è un modo di passare il tempo. Ma si cerca di fare in maniera che questo divertimento non danneggi.Non si è più poveri o ricchi: entrambe le situazioni sono troppo impegnative. Chi vuole ancora dominare? Chi vuole ancora obbedire? L'una e l'altra cosa sono troppo impegnative.

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